Le storie di solito cominciano con «C’era una Volta…».

La vita di Don Bosco invece non può che essere raccolta in una “storia infinita”. La sua vita, la sua storia continuano giorno dopo giorno nei nostri cortili, nella nostra scuola, in chi si lascia ogni giorno affascinare dal suo stile educativo, dalla sua passione per la salvezza dei giovani.

Possiamo dire che don Bosco è vivo… che don Bosco vive!

Cosa ci attira di lui?

La stessa cosa che attirava i ragazzi, i giovani, la gente semplice della Torino dell’Ottocento. Un raggio di quella luce che viene dall’alto e che Don Bosco lasciava passare.

I ragazzi stavano bene accanto a Don Bosco. Si sentivano al sicuro, nel calore e nella luce di una paternità e di un’umanità ricca e forte. «Mi voleva bene» ricordavano tutti i ragazzi. Nella sua paternità scoprivano quella di Dio.

Lui aveva promesso: «La mia vita la spenderò tutta per voi». E ha mantenuto la promessa.

Leggiamo la sua storia.

É un uomo che ha sfibrato il suo povero corpo; che ha dedicato ogni attimo del suo tempo alla felicità dei piccoli e dei poveri, senza fermarsi davanti a niente; che per riprendere le forze sonnecchiava dove poteva, anche in una bottega della strada; che confessava in chiesa e all’aperto; che correva e pregava con i ragazzi in un prato, o sotto una tettoia…

E anche lì parlava di un oratorio vasto e spazioso, di chiese, case, scuole, laboratori, ragazzi a migliaia, ambienti a loro disposizione. «Dove sono queste cose?» molti gli chiedevano perplessi. «Non lo so, ma esistono, perché io le vedo» rispondeva.

Le vedeva in sogno, quei sogni speciali nei quali la Madonna lo prendeva per mano e lo guidava. E lui si fidò sempre, senza scoraggiarsi, spezzando la sua vita come pane per tutti, strumento nelle mani del Padre del Cielo. Anche se realizzare i sogni che Dio gli mandava gli costò sempre sangue e lacrime.

Umile, cioè umano, forte e robusto, tutto realizzò. Prete di periferia fino in fondo. Dentro la vita dei giovani, di ogni giovane dove continua a battere il suo cuore. Un cuore che è diventato un modo di educare.

Per questo Don Bosco è uno dei più preziosi doni che Dio ha fatto all’umanità.

Nell’incipit della sua Lettera da Roma, del 10 maggio 1884, Don Bosco scrive ai suoi giovani: «Uno solo è il mio desiderio, quello di vedervi felici nel tempo e nell’eternità». Al termine della sua vita terrena, queste parole condensano il cuore del suo messaggio ai giovani di ogni epoca e di tutto il mondo. Essere felici, come meta sognata da ogni giovane, oggi, domani, nel tempo. Ma non solo. Nell’eternità!

E’ quel di più che solo Gesù e la sua proposta di felicita sa offrire. É la risposta alla sete profonda di “per sempre” che brucia in ogni giovane e che non si arresta nemmeno in questo tempo di pandemia.

Per Don Bosco tutto ciò era chiarissimo. Le sue ultime parole ai giovani furono: «Dite ai miei ragazzi che Ii aspetto tutti in Paradiso».

In questo mese che ci prepara alla sua festa possiamo proporre immagini, testimonianze, aneddoti che ci ricordano che don Bosco è vivo… è presente… è dentro la storia di questo nostro tempo, nella vita di chi ha abbracciato il suo sogno e la sua passione educativa… ed è proprio qui a Bibbiano…

Invia quanto hai da raccontarci e da proporci a bibbiano@fmails.it

Sr Luisa

Pin It on Pinterest